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I dischi del mese - Dicembre 2009 |
Debora Petrina - In doma |
Fa sempre una bella soddisfazione ascoltare un disco italiano di tale fattura. Debora Petrina è cantante, pianista, tastierista, autrice, compositrice e arrangiatrice delle sue canzoni, e ho la sensazione che ci troviamo di fronte a un'artista di razza, non paragonabile a nessun'altra voce femminile italiana, e questo è un grande pregio. Il disco è molto ma molto bello. "A ce soir" è un pezzo che su base jazzata costruisce una canzone accattivante con ritornello killer. Per "She shoes" rimando al filmato allegato che è da vedere assolutamente (e dal filmato si capisce di che pasta, e non solo, è fatta Debora). "Fuori stagione" è malinconica e profonda. "Asteroide 482", cantata in spagnolo, potrebbe diventare un hit. |
In generale comunque le canzoni sono tutte belle. Ora un po' di curiosità: Petrina è sulla playlist della radio di Bavid Byrne (http://www.davidbyrne.com/radio/index.php). Nel disco suonano ospiti come Elliot Sharp, Emir Bijukic, Amy Kohn e Ascanio Celestini (sti cazzi). Malgrado "In doma" sia il suo primo disco, Petrina ha già alle spalle la vittoria del Premio Ciampi 2007 e una serie di collaborazioni e concerti oltreoceano. Nel 2008 è stata inviata da Elliot Sharp a The Stone, il locale di John Zorn a New York, dove ha suonato in duo col batterista Mike Sarin.Nel 2007 ha suonato in uno dei più importanti club di S.Francisco, il Cafè du Nord, insieme ad Amy X Neuburg ed Emily Bezar. Sempre nel 2007, al Mills Collage(Oakland), il tempio dell'avanguardia californiana degli anni 60, ha presentato prime assolute di musica contemporanea, assieme a brani di propria composizione. È stata invitata all'Avana dall'Instituto Cubano de la Musica: qui, al Teatro Roldan ha suonato un programma di composizioni cubane reinventate e riarrangiate da lei stessa. Per l'occasione le è stato dedicato un programma di Radio Progreso.A Londra, alla Conway Hall, ha eseguito prime assolute di Morton Feldman, che lei stessa ha coreografato al piano. In Italia i luoghi dove si esibisce spaziano dalla musica classica e contemporanea (collabora con l'Orchestra di Padova e del Veneto dal 1999), all'avanguardia, al jazz, al rock. I più importanti impegni dell'ultimo anno sono il Teatro La Fenice, Venezia, con una prima assoluta di Bruno Maderna, la Fondazione Cini, Venezia, con prime assolute di Nino Rota, il festival di avanguardia The Piano Hour Series del Concentus Musicus, Firenze, in veste di compositrice e improvvisatrice al piano preparato, il Carambolage a Bolzano, uno dei principali luoghi del jazz in Italia, il New Conversation Jazz Festival a Vicenza, il palco del MEI 2008 e 2009 (Festival delle etichette indipendenti), la IX edizione del prestigioso Just like a woman Festival di Savona, l'Woman in Villa Festival a Villa Manin (Codroipo) e il Festival della Creatività a Firenze. Ha registrato negli USA un CD con inediti di Morton Feldman (Early and unknown piano pieces), ha preso parte al progetto discografico A call for silence curato da Nicolas Collins per la Sonic Arts Network (UK). Petrina ha inoltre suonato alla Radio Nazionale Ungherese e nel circuito delle radio indipendenti italiane: Radio Popolare a Milano, Radio Città Futura a Roma, Radio Città Del Capo a Bologna, Radio Capodistria a Trieste, e Controradio a Firenze (Il Popolo del Blues, condotto da Ernesto De Pascale). Può bastare? |
I dischi del mese - Novembre 2009 |
Edda - Semper biot |
Questa recensione è un atto d'amore. Si, perchè mi fa tornare ai tempi in cui al Tunnel tutte le sere c'era un concerto e in cui i "Ritmo tribale", rock band milanese con un front man eccezionale, calcavano spesso quel palcoscenico. Poi è successo che Stefano Edda Rampoldi decida di iniziare a bucarsi e di conseguenza sparisca dalle scene. La cronaca dice di un lungo periodo in India e di una nuova religione. Per i fans Edda era sparito. Più volte in questi 10 anni mi è venuta in mente la sua voce e dentro di me non c'erano più speranze di risentirla. |
E invece eccolo tornare con un album poetico e durissimo allo stesso tempo. Il disco è prevalentemente acustico e le canzoni che devono molto alla sensibilità e al talento di Walter Somà (proveniente dalla scena sperimentale torinese), coautore di gran parte dei testi e musiche dell'album. Premetto, la voce di Edda piace oppure fa incazzare, così come il suo modo di cantare. In ogni caso "Semper biot" (prodotto da Taketo Gohara e con ospiti Mauro Pagani e Andrea Rabuffetti) è un ritorno di altissimo livello con 2/3 canzoni tra le migliori mai scritte dal nostro. Innanzitutto "Milano", dedica a una città che ha visto il protagonista bucarsi tra la gente che ti guarda e dice "sto deficente". Ma anche "L'innamorato", basata su un giro di contrabbasso molto bello, e "Fango di dio" con una chitarra elettrica malata che entra di tanto in tanto, sono canzoni superiori alla media. La conclusiva "Semper biot" è in parte cantata in milanese. In ogni caso il disco poteva anche essere penoso che per me sarebbe stato lo stesso. Bentornato Edda! |
Stefano Bollani Stone in the water |
Bollani è il migliore di tutti! Riesce ad essere leggero, emozionante e profondo in ogni suo disco. In quest'ultima fatica si presenta in terzetto con gli straordinari Morten Lund alla batteria e Jesper Bodilsen al contrabbasso. Il suono e perfettamente mittleeuropeo anche se, come già ci ha abituati Bollani, non si disdegna qualche pintatina qua e la verso territori brasiliani (Dom de Ilurid, Brigas Nunca mais, Orvieto). Il progetto esce per ECM. Per me è il miglior disco di jazz classico che ci abbia regalato questo stanco 2009. |
I dischi del mese - Ottobre 2009 |
Zu - Carboniferus |
Certo che hanno una bella forza questi tizi. Spaziano tranquillamente tra Nobuzako Takemura, Mats Gustaffson e i Dalek (solo per citarne alcuni) mantenendo un livello qualitativo impensabile e non contenti piazzano un disco (per Ipecac) che è tra i più potenti e rock della loro carriera. Molti i pezzi che si potrebbe citare. In primis Mimosa Hostilis, ottima come colonna sonora di un film noir, ma anche Axion e Obsidian a seguire. A me, in questo disco, ricordano molto i Melvins e i Naked City/ Painkiller. Però riescono ad essere riconoscibili come Zu. In molti parlano di loro con devozione e rispetto. Non so in quanti però si siano realmente accorti della grandezza di questa band. Fossero americani nativi (e non solo adottati) sarebbero venerati e e coperti di dobloni d'oro. |
Giuseppe Ielasi - Aix |
Ielasi mi piace di più di tutti quelli che fanno della "gitcheria" il loro terreno di riferimento. Il discho si intitola Aix in quanto partorito ad Aix en Provence e rispetto alla sua produzione media, più minimalista, è possibile fin dire che questo disco si basa, in qualche modo, sul ritmo. Oltre al magma sintetico infatti sono presenti altri strumenti rilevanti come il violino, ovviamente la chitarra ma soprattutto le percussioni. In un certo senso è un disco notturno, che ricorda anche un certo jazz ambient e i "Porn sword tobacco". Resta il fatto che potrebbe piacere anche a chi sbava dietro la un Allevi o di un Einaudi che trovo invece, entrambi, pallosissimi. Le canzoni sono 9 e tutte senza titolo. A me piacciono molto la Untitled 2, 3 e 5. |
I dischi del mese - Settembre 2009 |
Valerio Cosi Collected works |
Ho ascoltato questo disco per caso e ne sono stato colpito. Poi mi sono informato e ho appreso che il disco contiene una serie di pezzi già pubblicati (videro la luce tra il 2005 e il 2007 nei tre volumi di Freedom Meditation Music, Immortal Attitudes e And The Spiritual Commitee) e che esce per Porter Records, cosa che renderà Valerio Cosi enormemente più famoso e considerato negli Stati Uniti piuttosto che sul territorio italico. Dal punto di vista prettamente musicale, il CD stupisce per la maturità e la potenza del suono, che vede il sax muoversi sopra una sezione ritmica straordinaria che rimanda spesso a certe tribalità africane ("Mozambico"). In "Silver stars and golden moon" ed "Harmonia raag" mi ricorda terribilmente Alice Coltrane e il paragone non è di poco conto. "Interstellar Trane" a chi sarà dedicata? In "Hoboland" ritmi ed elettronica dialogano. Quast tutti gli strumenti sono suonati da Valerio. Forse questo aiuta a mantenere un forte equilibrio e un senso di coesione che pervade tutto il disco. L'ultimo pezzo è una rilettura di un brano di Pharoah Sanders. Un'ottima scoperta.. |